Albo degli amministratori di condominio. Una forma di tutela per tutti.
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La mancanza di un albo potrebbe avere delle ripercussioni psicologiche sia per i condomini che per gli amministratori? Stiamo iniziando a pensare che l'albo degli amministratori di condominio non sia solo una necessità riempitiva di un vuoto giuridico e regolamentare.
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Potrebbe essere qualcosa di molto più importante dalla quale scaturiscono tutta quella serie di problemi che quotidianamente ci troviamo a fronteggiare: la mancanza di rispetto verso gli orari di lavoro dell'amministratore, il credere che egli possa qualsiasi cosa in qualsiasi momento e di conseguenza l'atteggiamento pretenzioso ed aggressivo che ne deriva.
Se l'albo degli amministratori rappresentasse anche una forma di tutela per i consumatori? Se fosse la chiave della sicurezza e della chiarezza del ruolo del professionista in condominio, agli occhi dei condomini? E se questo tanto auspicato albo potesse migliorare il clima di fiducia in condominio?
A ben riflettere la mancanza di un albo potrebbe avere delle ripercussioni psicologiche sia per i condomini che per gli amministratori.
Un albo infatti definisce una figura. Definisce gli studi che deve avere fatto, ne definisce le competenze, i doveri, i diritti, le sanzioni come i requisiti per l'appartenenza allo stesso.
Oggi l'amministratore è chiamato ad avere sempre più competenze: deve sapere valutare un preventivo, deve conoscere di legge, di edilizia, di burocrazia comunale, di sicurezza e qualcuno non manca a dire che probabilmente dovrebbe essere anche una sorta di Guru zen, data la quantità di persone e di richieste con cui si confronta ogni giorno moltiplicato per il numero di condominii che gestisce.
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Una tale multidisciplinarità pone qualsiasi soggetto nella possibilità di commettere un umano errore.
Nel momento sfortunato in cui l'amministratore commette un errore, sono certa che molti saranno d'accordo con me, non viene trattato come un qualsiasi professionista
A questo punto ci serve fare un paragone con un albo esistente per chiarire meglio le cose.
Prendiamo l'albo degli psicologi.
Domani il signor Rossi vuole portare il suo figliolo da uno psicologo. Gli viene consigliato il Dottor Tizio . Si reca quindi sull'Albo degli psicologi e cerca il Dottor Tizio.
Trova qui tutte le informazioni del caso: abilitazione, data di laurea, iscrizione all'albo e quanto altro. Fiducioso si reca dal dottore.
Qualora il dottore dovesse avere dei comportamenti scorretti, il signor Rossi potrà denunciare l'accaduto all'albo e con una procedura più o meno lunga il Dottor Tizio verrà radiato dall'albo e non potrà più operare, se se ne ravviserà il motivo.
Conoscendo questa possibilità burocratica probabilmente il paziente o il cliente dello psicologo potrà essere più sicuro che la persona alla quale si affida non sia tacciabile di comportamenti scorretti in precedenza attuati.
Possiamo pensare quindi che dal punto di vista psicologico la costituzione dell'albo possa essere un modo per garantire la tutela e quindi per veicolare meglio la fiducia del condominio nei confronti dell'amministratore?
Probabilmente si. E forse un albo farebbe sentire più tutelati anche gli amministratori stessi.
Ritornando all'esempio dello psicologo, l'albo nazionale con il codice deontologico in correlato, definisce dove iniziano e dove finiscono i diritti ed i doveri dello psicologo, quando questi sia tacciabile di condotta scorretta e in quali casi gli si revochi la possibilità di esercitare.
La definizione precisa del ruolo e delle competenze del professionista in questo caso tutelano anche lui.
Uno psicologo ad esempio non può essere chiamato dal paziente fuori dal contesto della seduta. Un paziente non può cercare il suo psicologo presso l'abitazione dello stesso.
Avanzo quindi una pretenziosa fantasia. Immaginiamo un mondo in cui un albo degli amministratori garantisse ai condòmini la competenza e la certificazione del professionista, definisse il diritto del condominio a cercarlo durante le ore di ufficio, sabato e domenica esclusi fatto salvo per i casi dinecessità complessa.
Poniamo il caso che l'albo ponesse il divieto assoluto, pena la radiazione dall'albo, di presentare tutta la documentazione ai condòmini nelle date stabilite.
Poniamo il caso che fosse, esempio davvero ardito, stabilito dall'albo che l'amministratore trattenuto in assemblea per più di due ore a causa dei litigi dei condomini avesse diritto al pagamento di una parcella extra oppure, ancora, che all'amministratore fosse fatto divieto di intervenire in operazioni e burocrazie per le quali solo un esperto potrebbe essere assoldato dal condominio.
Sicuramente accadrebbe questo: i condomini si sentirebbero più tutelati e meno autorizzati ad esprimere giudizi infondati, cosi come impiegherebbero meno tempo a litigare in sede assembleare per non pagare ulteriori parcelle.
E l'amministratore forse si sentirebbe tutelato da un ordine superiore, istituzionalizzato, che non sia l'associazione di appartenenza. Probabilmente si sentirebbe più difeso e meno esposto.
La questione dell'albo quindi tocca anche la percezione psicologica che i condòmini hanno del professionista e che il professionista ha di se stesso. Tangenzialmente potrebbe rappresentare quella entità super partes che tutela e allo stesso tempo limita gli attori di un contesto che attualmente è intricato a molti più livelli di ciò che sembra.
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Questo articolo vuole essere una riflessione, non la stesura di una relazione riguardo un dato certo. Ma sappiamo che tutte le più grandi intuizioni ed i cambiamenti sono nati dall'approfondimento di una riflessione, che ci auguriamo tutti possa smuovere le coscienze di chi ancora è restio a decidere sull'argomento.
Fonte: www.condominioweb.com